I debiti dei Savoia e l’unità d’Italia

Si accusa molto spesso il meridione di prosciugare le casse dello stato con spese esagerate che gravano sui conti pubblici ma pochi sanno che più della metà del debito italiano, appena dopo l’unità d’Italia, venne creato dal Regno di Sardegna. I Savoia a partire dalla prima guerra di indipendenza si erano abbandonati a una politica di deficit che aveva portato il debito a passare da 168 milioni di lire nel 1848 a 1.12 miliardi di lire nel 1856 con un incremento del 565%, arrivando a raggiungere nel 1859 il 73% del Pil.

Causa principale del debito erano le pesanti spese militari per il potenziamento dell’esercito e le guerre dette 《 di indipendenza 》 ( in realtà volte al mero espansionismo territoriale). Il debito del Piemonte era indirizzato però anche all’ammodernamento dello stato e alla costruzione di importanti opere pubbliche per esempio nell’ambito delle infrastrutture e dei trasporti che saranno con l’unità D’Italia una delle principali differenze tra nord e sud. Per far fronte al debito Cavour aumentò notevolmente il gettito fiscale e vendette i beni demaniali. Ma tutto questo non fu sufficiente: il disavanzo non accennava a diminuire. Come ultima opzione si decise allora di unire le proprie finanze a uno stato con i conti in ordine . Vittima ideale del piano di Cavour sarà il Regno delle due Sicilie i che aveva un rapporto debito/Pil pari al solo 16,57% tra il 1847 e il 1859 non aveva aggiunto alcuna nuova tassa né venduto alcun bene demaniale. Vittorio Sacchi, incaricato di dirigere le finanze napoletane, descrive così la situazione economica del Regno 《Nei diversi rami dell’amministrazione delle finanze napoletane si trovano tali capacità di cui si sarebbe onorato ogni più illuminato governo”》. Certo la situazione cambiò completamente dopo l’unità d’Italia. Non solo la nascente industria borbonica venne soffocata dal regime di libero scambio del Regno di Sardegna e privata dei fondamentali aiuti dello stato, ma fu soprattutto il meridione a pagare la guerra che lo aveva privato della propria libertà . Non solo il sud dovette sopportare l’imponente carico fiscale del Piemonte, non solo il patrimonio nazionale ( che ammontava a 442 milioni di lire d’oro) venne interamente speso per sanare la situazione del nord, ma ad esso si aggiunse l’imposta sul macinato che andava a colpire i ceti più deboli nel loro bene più essenziale: il pane. Purtroppo a distanza di decenni abbiamo dimenticato la nostra storia e così capita che il sud venga tacciato di 《 essere nato stanco 》 quando sono stati propri i nostri sacrifici a pagare per lo sviluppo del Nord.