PILONE E LA BANDA DEL VESUVIO

Antonio Cozzolino, detto “Pilone” fu un soldato borbonico che partecipò a quelli che furono i moti “antirisorgimentali” conosciuti con il termine dispregiativo di brigantaggio. Nacque a Torre Annunziata nel 1864 e visse nella contrada Casavitelli di Boscotrecase.

Nel 1844 si arruolò nell’esercito Borbonico nel  corpo “Cacciatori piedi di linea” dell’ottavo battaglione con cui partecipò a varie campagne militari nel periodo dei moti carbonari. Dopo lo sbarco dei mille fu mandato in Sicilia dove non mancarono atti di coraggio e lealtà verso la sua patria. Il 15 maggio si scontrò con le truppe garibaldine a Calatafimi ,quattro volte più numerose dei Cacciatori che arrivavano a stento a cinquecento unità. In questa battaglia il sergente Cozzolino agguantò la bandiera dei mille strappandola all’alfiere Menotti.

Fu mandato poi sul continente dove partecipò alla battaglia del Volturno in cui cadde prigioniero delle truppe piemontesi e dopo la quale fu rinchiuso per pochi giorni nel carcere militare di Ischia. Una volta fuori tornò a Boscotrecase.

IL COMITATO BORBONICO GENERALE

Nella primavera del 1861 nacque a Napoli il Comitato Borbonico Generale, formato da patrioti e filoborbonici di ogni ceto sociale. Antonio Cozzolino fu invitato alla riunione del comitato che si tenne in piazza San Pasquale a Portici. In questa occasione apprese che in Puglia, Basilicata , Abruzzo e nell’entroterra campano era scoppiata la controrivoluzione.  Una volta venutone a conoscenza Pilone si mise a disposizione della causa di re Francesco II, combattendo per lui e per il Regno delle Due Sicilie.

LA BANDA DEL VESUVIO

Entrò in contatto con Vincenzo Barone, che già aveva una banda nei boschi del monte Somma ed insieme arruolarono altri uomini, in tutti i paesi vesuviani, accrescendo di numero e di importanza la banda che assumeva sempre più l’aspetto di una vera e propria brigata militare. Furono più volte attaccati dai bersaglieri e dopo uno scontro la banda Pilone rispose decimandoli e la vittoria le aggiudicò il controllo totale dei boschi del Vesuvio. Da qui in poi Cozzolino iniziò ad organizzare minuziosamente i suoi colpi: assalì le masserie dei paesi vesuviani che avevano dato ospitalità ai piemontesi, prese d’assalto treni e carrozze che trasportavano le truppe piemontesi, colpì così Resina, Boscoreale, Scafati e Sant’Anastasia, e liberò nove prigionieri borbonici dal carcere di Torre Annunziata.

LA “PRESA” DI BOSCOTRECASE

Il 9 Luglio 1861 la banda Pilone sferrò un assalto a Boscotrecase che costò la vita ad una decina di guardie nazionali e che gli concesse la momentanea “conquista” della città. Sfilò insieme ai compagni ed alla popolazione che lo acclamava per le vie del paese gridando festosamente “Viva Francesco II”.

Boscotrecase fine ‘800

LA MORTE DI BARONE E IL TRADIMENTO

Vincenzo Barone cadde vittima di una “spiata” fatta da alcuni tra i suoi fedelissimi e venne trucidato a bruciapelo all’età di vent’anni dalle forze dell’ordine. Da quel momento Cozzolino si ritrovò da solo a capo della banda del Vesuvio, che, ciononostante, dall’autunno del 1861 si riempì di decine di giovani che chiedevano di combattere per l’armata del Regno delle Due Sicilie. Dopo altri assalti e scontri con l’esercito  il 14 ottobre del 1870, Salvatore Giordano, vecchio compagno di scorribande di Cozzolino scelto dai suddetti per trascinare il brigante in trappola, tradì quest’ultimo accompagnandolo in Via Forìa, dove lo aspettavano quindici poliziotti. Pilone fu ucciso da Generoso Zicchelli che gli affondò una lama nel petto, e fu poi pugnalato e preso a calci dalle forze dell’ordine restanti.

Così, con un ignobile tradimento morì l’ex milite Borbonico e con lui la resistenza armata vesuviana.