Gioachino Greco

Gioachino Greco detto Il Calabrese è stato uno dei migliori scacchisti a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, famoso per il suo stile di gioco aggressivo e ardito. In un periodo in cui la teoria scacchistica era quasi inesistente scrisse “Il Trattato del nobilissimo gioco de scacchi” uno tra pochi manuali del tempo stampato ancora oggi in Italia. I suoi contributi rientrano principalmente nello studio delle aperture ( ovvero delle prime mosse della partita), in particolare inventò il gambetto, una tipologia di aperture che porta al sacrificio di un pedone in cambio di un vantaggio di spazio o di tempo. Sempre a lui è attribuito l’omonimo gambetto Greco, oggi ribattezzato gambetto Lettone. Di nobili origini, nacque a Celico (Cs) alla fine del 1590. Studiò presso il collegio dei Gesuiti a Cosenza dove fu introdotto all’arte degli scacchi. I suoi rapidi progressi lasciarono stupefatti gli altri giocatori dell’epoca e la sua genialità gli permise di vivere come scacchista professionista a Roma tra il 1610 e il 1620. Qui, nel 1619 pubblicò il suo famoso trattato sul “nobil giuoco”. In seguito andò in Francia, dove vinse i tre campioni che si sfidavano per lo scettro degli scacchi. I suoi viaggi lo portarono anche in Spagna e in Inghilterra dove affrontò una disavventura che lo fece abbandonare il paese: venne aggredito da alcuni avversari sconfitti che lo derubarono dei premi delle sue vittorie, che ammontavano a circa 5000 scudi.

Decise perciò di ritornare in Francia dove trovò un clima più raffinato e cordiale. I suo viaggi, al seguito di un grande signore spagnolo, lo portarono anche in Messico, Perù e Cile da cui non fece più ritorno. Morì intorno al 1634 e lasciò tutto ai gesuiti il cui ordine aveva curato la sua educazione a Cosenza e lo aveva assistito nei suoi viaggi. Oggi lo ricordiamo come uno degli scacchisti che, assieme ad altri campioni del sud Italia come Giovanni Leonardo di Bona (detto il Puttino), rappresentò ai suoi tempi il cuore pulsante del gioco degli scacchi.