Leonardo di Bona

Leonardo di Bona durante la sfida contro Ruy Lopez alla corte di Filippo II

La generosità dietro la grandezza

Leonardo di Bona, detto il “Puttino” per la sua piccola statura, fu un illustre scacchista calabrese del ‘600. Condusse una vita avventurosa che lo portò a vivere presso le corti più importanti dell’epoca e a sfidare i maestri più abili. Tuttavia conservò sempre l’amore per la propria cittadina, Cutro, per il bene della quale rinunciò a un’enorme fortuna. Infatti, in seguito alla vittoria contro il grande Ruy Lopez, il sovrano spagnolo Filippo II era disposto a concedergli la favolosa somma di 1000 scudi, oltre ad altri ricchissimi premi. Ma Leonardo non volle niente per sé e preferì assicurare a Cutro l’esenzione fiscale, che ottenne per un periodo di vent’anni. Inoltre chiese la liberazione della propria città dal giogo feudale del conte di Sanseverina, Giovanni Andrea Caraffa contro cui era scoppiata una rivolta, poi stroncata nel sangue. Nella città calabrese, che intitolò una piazza in suo onore, si tiene ancora oggi una rievocazione con” scacchi viventi” (ovvero impersonati da attori .della partita contro il maestro spagnolo.

Le origini

Si ignora la data precisa della sua nascita la quale , secondo alcune fonti, sarebbe avvenuta attorno al 1552. Sappiamo però con certezza che, studente di legge a Roma, trascurò i propri studi per dedicarsi agli scacchi diventando abilissimo e arrivando a sfidare il migliore giocatore dell’ epoca, Ruy Lopez, da cui ricevette una cocente sconfitta. Umiliato, si recò dallo zio a Napoli, allora sede di una delle più importanti accademie scacchistiche dell’epoca. Si allenò per due anni, fino a quando non fu certo di battere il suo rivale. Nella città partenopea affrontò anche Paolo Boi, detto il Siracusano, e la partità finì patta. Tornato a Cutro, trovò suo fratello prigioniero di pirati Saraceni, per liberarlo dovette sfidare il capitano a cui vinse anche duecento ducati. Ansioso di ottenere la rivincita, rifiutò l’invito a Costantinopoli e si imbarcò per Madrid.

Il viaggio e la corte di Madrid

Durante il viaggio verso la capitale spagnola sostò a Genova, dove si innamorò della figlia di un nobile e, ricambiato da lei, promise di chiederla in matrimonio non appena fosse tornato in Italia. Giunto a Madrid riuscì a sfidare Lopez e a ottenere un pareggio. La fama del calabrese si diffuse così nella corte e Filippo II, accanito giocatore, lo convocò per vederlo giocare contro il suo rivale. Leonardo perse di proposito le prime tre partite e, quando il Re fu in procinto di andarsene, si gettò ai suoi piedi scommettendo sulla propria vita che avrebbe vinto facilmente le tre partite seguenti. Il “Puttino” tenne fede alle proprie parole e il sovrano fu così impressionato da accordargli numerose concessioni per la sua città. In seguito vinse anche Paolo Boi, che non potette ottenere una rivincita perché Leonardo, sconvolto dalla notizia della morte della sua promessa sposa, abbandonò immediatamente Madrid e si recò a Lisbona.

Le ultime avventure e la morte

In Portogallo giocò contro il Moro, che si riteneva imbattibile, e il Re, come ricompensa per l’imprese, gli fece ricchi doni e gli conferì il titolo di “Cavaliero Errante” in quanto come gli antichi cavalieri “vinceva i suoi rivali e i superbi humiliava”. Tornato nella sua patria, morì avvelenato all’età di 45 anni alla corte del Principe di Bisignano, probabilmente per invidia. Si concluse così la vità di uno scacchista che di certo ricorderemo per la sua abilità ma anche più per il suo altruismo e la devozione per la sua patria.