TRIFLISCO (tra storia e natura) parte 2

STATO ATTUALE DEL LUOGO E PROPOSTE PER UNO SVILUPPO FUTURO

foto dell’ultima inondazione

-L’ORIGINE DEL NOME “TRIFLISCO”

Secondo gli storici il nome Triflisco deriverebbe dal latino “inter fiscula”, ovvero “Tra corsi d’acqua “ , e già questo ci fa capire chi è la vera protagonista di questo piccolo territorio: L’ACQUA.

In questa frazione del comune di Bellona (CE) sono presenti più sorgenti, la cui acqua, ricca di CO2 per via degli intensi processi di mineralizzazione sotterranei, va a formare due piccoli torrenti (detti Savoni) che si immettono nel Volturno pochi metri dopo.

-LE SORGENTI

Uno dei primi a parlare delle sorgenti di Triflisco e delle loro proprietà benefiche fu Plinio il vecchio che, in un suo documento, fa riferimento ad un’acqua medica in prossimità del tempio di Diana Tifatina, l’attuale Basilica di Sant’Angelo in Formis, facendo supporre alla presenza di Terme (sono esistite realmente?; se sì, perché non riportarle alla luce generando altra ricchezza e posti di lavoro per il territorio?).

-L’INDUSTRIA AGRICOLA

 Nel periodo medievale si svilupparono nella zona degli impianti di macina ad acqua, la gran parte costruiti dai monaci Benedettini di San Vincenzo al Volturno, i quali, dopo la distruzione dei loro conventi nel IX secolo, trovarono rifugio e protezione nelle zone limitrofe a Capua. Tra la fine del periodo aragonese, terminato con la morte di Ferdinando II il Cattolico nel 1516 (periodo di maggior splendore delle nostre terre in quanto Napoli era la capitale della vasta corona d’Aragona e per questo il suo regno aveva un ruolo di centralità nel Mediterraneo ed in Europa), e l’inizio del viceregno spagnolo (iniziato con Carlo V d’Asburgo, detto Carlo I di Spagna, che per primo unì i regni di Castiglia e d’Aragona), gli ingegneri del Regno progettarono di deviare le acque di Triflisco, così da bonificare e rendere navigabile il corso inferiore del Volturno. Purtroppo i costi per salvaguardare i mulini erano troppo elevati ed il progetto di bonifica non fu realizzato. Si dovette aspettare il 1700 e la ritornata indipendenza del regno di Napoli per vedere un riammodernamento degli impianti, seguito dalla costruzione di nuovi mulini, che raggiunsero e superarono le dieci unità. Molti di questi mulini rimasero in funzione fino agli anni ’60 del ‘900 e, tra questi, i più grandi ed importanti furono: il mulino del Fico, del Pioppo, della Molinella e del Palazzo.

-DAL SECONDO DOPOGUERRA AI GIORNI NOSTRI

Nel secondo dopoguerra sorsero numerosi bagni caldi, dove l’acqua delle sorgenti veniva riscaldata in enormi caldaie e poi usata come acqua termale. Le terme furono successivamente chiuse in quanto le nuove norme sanitarie prevedevano la presenza di un presidio dell’Asl nel territorio, ahimè assente. Così, i bagni caldi furono riconvertiti in ristoranti, hotel per cerimonie ed eventi. Purtroppo questa piccola ma produttiva frazione andò, col passare del tempo, sempre più nell’abbandono sino ai giorni nostri. Oggi alcune realtà locali ancora sopravvivono ma la non curanza da parte delle amministrazioni che si sono susseguite negli anni a Bellona ha fatto si che, dove un tempo vi erano attrattive per la zona oggi vi siano rifiuti e degrado, inoltre nei pressi di questo piccolo agglomerato urbano, nei primi anni 2000, sorse un sito di stoccaggio rifiuti detto ILSIDE , che doveva promuovere e sostenere la gestione della raccolta differenziata. La realtà dei fatti fu un’altra, infatti in questo sito furono stoccati rifiuti di ogni genere anche dopo la sua chiusura (avvenuta nel 2007) e lo stesso fu colpito da due incendi dolosi nel 2012 e nel 2018 (in cui andarono in fumo tonnellate di rifiuti tossici). Dal 2019, finalmente, è iniziata la bonifica attualmente in corso.

il disastro ambientale ILSIDE (secondo incendio 2018)

POSSIBILE SVILUPPO FUTURO

La più grande fonte di ricchezza di questa zona è sicuramente l’acqua. I “Savoni” ,che dopo pochi metri sfociano nel Volturno, presentano ancora un’acqua limpida e leggermente frizzante. Fondamentale è la salvaguardia di quest’ecosistema attraverso uno sviluppo sostenibile e non inquinante (creare ricchezza rispettando il territorio). Un altro elemento di sviluppo di questa zona è sicuramente l’archeologia, i ruderi di “Sicopoli” e la possibile presenza di terme romane, fanno di Triflisco un importante sito di interesse nazionale. Riscoprendo questi siti attraverso scavi archeologici ed opere di restauro (comprendendo anche gli antichi mulini), si potrebbero creare percorsi storico-naturali portando ulteriore ricchezza alla zona. Ovviamente il tutto deve essere seguito da un miglioramento delle vie di comunicazione (strade, ferrovie e bus). La piccola frazione di Bellona, infatti, è famosa per la presenza di strade pericolose e dissestate, oltre che per avere una stazione “fantasma” (i treni non fermano quasi mai) della ferrovia Alifana che da Napoli porta a Piedimonte Matese. Il rifacimento delle strade ed il miglioramento dell’Alifana (gestita dalla società regionale EAV) seguiti da una pubblicizzazione della zona (che la rendesse dunque più conosciuta, almeno in Italia), porterebbe solo vantaggi al comune casertano. La stessa ferrovia potrebbe inoltre essere il pretesto per una collaborazione “storico-archeologica” tra i vari comuni che sono attraversati dalla stessa. Infine vogliamo proporre una collaborazione tra i comuni di Bellona e Santa Maria Capua Vetere per creare il percorso storico-naturalistico dell’antica Capua, utilizzando anche treni storici e sfruttando le varie fermate dell’Alifana tra i due comuni (SMCV, Sant’Angelo in Formis, Triflisco).

la stazione (abbandonata) dell’Alifana a Triflisco
L’Alifana nei progetti della “metropolitana regionale”
Torre dell’antica “Sicopoli” (di cui abbiamo parlato nel precedente articolo)