LE BANDIERE CHE HANNO FATTO GRANDE IL SUD

Il giorno martedì 7 gennaio si è festeggiata in tutta Italia la festa del tricolore, una bandiera volta ad essere simbolo di unità per tutti gli italiani, ma che va a rappresentare solo una piccolissima parte di quella che è la millenaria storia del meridione. Infatti nelle nostre terre, dal momento in cui, nel 1130, avvenne la fusione della Contea di Sicilia e del Ducato di Puglia, con la successiva conquista dei vari ducati e la creazione di uno stato sovrano ed unitario (considerato da diversi studiosi come il prototipo del moderno Stato Europeo) da parte di Ruggiero II D’Altavilla, abbiamo il susseguirsi di diverse casate e con esse diverse bandiere. Quest’ultime non andarono a cancellare il passato ma, al contrario, lo esaltarono (un esempio lampante è proprio la bandiera del Regno delle Due Sicilie).

 La prima bandiera del Regno di Sicilia era una semplice aquila nera su sfondo bianco, che da quel momento in poi divenne uno dei simboli dell’isola (il più usato nelle diverse epoche).

Alla stipula della Pace di Caltabellotta (1302) seguì la formale divisione del regno in due: Regnum Siciliae citra Pharum (noto nella storiografia moderna come Regno di Napoli) e Regnum Siciliae ultra Pharum (anche noto per un breve periodo come Regno di Trinacria e noto nella storiografia moderna come Regno di Sicilia). Pertanto questo trattato può essere considerato l’atto di fondazione convenzionale dell’entità politica oggi nota come Regno di Napoli.

PERIODO ANGIOINO (Napoli), ARAGONESE (Sicilia)

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La dinastia Angioina, regnava i territori meridionali continentali, con Napoli capitale, puntando pur sempre alla conquista della Sicilia (da questo periodo in poi aragonese) per la riunificazione del regno. In questi anni la città di Napoli rafforzò il suo peso politico nella penisola, le attività commerciali si intensificarono, fiorirono le logge e le corporazioni, divenendo la città più vivace del Basso Medioevo, grazie all’effetto dell’attività mercantile intorno al nuovo porto che divenne forse il più movimentato della penisola.

La bandiera rappresenta il blasone della casata angioina: gigliato su sfondo blu

 È da evidenziare come attualmente questo periodo sia definito una “dominazione francese” anche se, un vero e proprio stato unitario francese non esistesse in quel periodo.

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Nella bandiera della Sicilia aragonese invece, abbiamo sempre la presenza dell’aquila Sveva con, sullo sfondo, la bandiera aragonese.

PERIODO ARAGONESE (Napoli e Sicilia)

Nel 1442 Alfonso V conquistò Napoli e ne assunse la corona (Alfonso I di Napoli), riunificando il territorio dell’antico Stato svevo-normanno sotto la sua reggenza con il titolo di “rex Utriusque Siciliae”, insediando la capitale nella città campana. Napoli da questo momento in poi divenne capitale e principale centro culturale di un vero e proprio impero, la cosiddetta: “Corona D’Aragona”, che si estendeva dalla Catalogna, in Spagna, sino alle coste Greche.

Era proprio da questa città che dipendevano le sorti politiche di tutta la penisola, ed anche dell’intera Europa.

 Anche in questo caso è errato parlare di “dominazione spagnola” essendo la stessa Spagna non ancora unificata e dunque inesistente.

Risalta all’occhio subito come questa bandiera abbia racchiuso la storia del regno fino a quel momento, con l’aggiunta dei territori annessi e del sempre presente simbolo della dinastia aragonese(caratterizzato da strisce verticali in cui si alternano il giallo ed il rosso). Gli stessi colori appartengono, sin dagli albori, allo stemma della città all’ombra del Vesuvio.

 Purtroppo con l’unificazione delle corone di Aragona e Castiglia (XVI sec.), Napoli perse il suo ruolo di capitale e la sua egemonia diventando capitale di un semplice viceregno spagnolo per duecento anni (con una insignificante parentesi austriaca).

Solo nel 1734, a seguito della battaglia di Bitonto, il regno tornò indipendente.

REPUBBLICA NAPOLETANA (1647)
La prima Repubblica napoletana fu una breve entità politica seicentesca, creata a Napoli dopo la fine della rivolta popolare animata da Masaniello e Giulio Genoino, contro il regime vicereale spagnolo.

Nome completo:        Serenissima Repubblica di questo Regno di Napoli

Motto: SPQN (Senatus PopulusQue Neapolitanus = Il Senato ed il Popolo Napoletano)

esso era presente anche al centro della bandiera su sfondo bianco.

REGNO DI NAPOLI E SICILIA (BORBONE)

Nel 1734 Carlo di Borbone, figlio di Filippo V re di Spagna e di Elisabetta Farnese, portò a termine con successo la conquista militare del Regno di Napoli e del Regno di Sicilia, facendo il suo ingresso a Napoli il 10 maggio; il 25 maggio sconfisse gli austriaci a Bitonto e il 2 gennaio 1735 assunse il titolo di re di Napoli. Quindi completò la conquista della Sicilia e nel luglio 1735 venne incoronato a Palermo re di Sicilia. Mantenne quindi la separazione tra i due regni: a Napoli regnò con sovranità assoluta come despota illuminato, in Sicilia come monarca parlamentare, mantenne e convocò il Parlamento siciliano. Le capitali restarono due, ma rimase la corte a Napoli. Il regno aveva nei suoi possedimenti anche  lo “Stato dei Presidi”  che detenette  fino al 1801 quando, con la “pace di Firenze” dovette cederli a Napoleone.

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La bandiera era formata dallo stemma dei Borbone-Due Sicilie (che comprendeva tutta la storia del regno, con gli emblemi delle varie casate e dei territori che erano storicamente sotto la sua egemonia) su uno sfondo bianco simbolo della  monarchia.

REPUBBLICA NAPOLETANA GIACOBINA (1799)

La Repubblica Napoletana del 1799, ufficialmente Repubblica Napolitana, chiamata a volte impropriamente anche Repubblica partenopea, fu una repubblica proclamata a Napoli nel 1799, ed esistita per alcuni mesi sull’onda della Prima campagna d’Italia (1796-1797) delle truppe della Prima repubblica francese dopo la Rivoluzione francese. Essa nacque proprio grazie alla conquista francese, da parte del generale  Jean Étienne Championnet, ovviamente non mancò la resistenza antigiacobina che riuscì nell’intento di scacciare i francesi.

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  . L’influenza francese è visibile infatti anche dalla bandiera, che riprendeva i colori del paese transalpino con un’unica eccezione: l’utilizzo del giallo al posto del bianco.

REGNO DI NAPOLI (GIUSEPPE BONAPARTE)

Il 2 dicembre 1805  l’imperatore dei francesi nominò  il fratello Giuseppe “Re di Napoli”. Anche questa volta le rivolte antinapoleoniche e filoborboniche non furono poche, purtroppo tutte represse col sangue , come accadde ad esempio nel cosiddetto massacro di Lauria.

 La bandiera adottata dal Bonaparte aveva: sui bordi l’alternarsi del rosso e del nero con, nel mezzo uno stemma in cui erano presenti: il cavallo rampante (simbolo del regno napoletano) , la trinacria (simbolo della Sicilia) che rivendicherà sempre come suo dominio, ed in fine l’aquila napoleonica simbolo imperiale.

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REGNO DI NAPOLI (GIOACCHINO MURAT)

A Giuseppe Bonaparte, nel 1808 destinato a regnare sulla Spagna, succedette Gioacchino Murat, che fu incoronato col nome di Gioacchino Napoleone, re delle Due Sicilie. Quest’ultimo a differenza del suo predecessore riuscì, attraverso varie riforme a migliorare quella che era la situazione del regno oppresso per molto tempo

 dalla presenza francese. Il nuovo sovrano si considerava svincolato dal vassallaggio nei confronti dell’antica gerarchia francese, rappresentata a Napoli da molti funzionari nominati da Giuseppe Bonaparte, e forte di questa linea politica, trovò maggior sostegno nei cittadini napoletani, che videro pure di buon occhio la partecipazione del Murat a diverse cerimonie religiose e la concessione regia di alcuni titoli dell’Ordine Reale delle Due Sicilie a vescovi e sacerdoti cattolici. Cercò fino al congresso di Vienna il sostegno delle potenze europee, schierando le truppe napoletane anche contro la Francia ed il Regno napoleonico d’Italia, sostenendo invece l’esercito austriaco che scendeva a sud per la conquista della Val Padana: con l’occasione occupò le Marche, l’Umbria e l’Emilia-Romagna fino a Modena e Reggio Emilia, bene accolto dalle popolazioni locali. Conservò più a lungo la corona, ma non si liberò dell’ostilità britannica e della nuova Francia di Luigi XVIII, inimicizie che impedirono l’invito di una delegazione napoletana al Congresso, e così ogni sanzione alla occupazione napoletana di Umbria, Marche e Legazioni, risalenti alla campagna del 1814. Murat dunque pensò e trovò l’indipendenza del suo regno entrando anche in contatto con le altre potenze europee, sino al 1815 anno della sua incarcerazione e della sua condanna a morte.

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 La bandiera presenta lo stesso stemma della precedente entro una cornice rettangolare che riprendeva i colori degli Altavilla, re di Sicilia e detentori della legazia pontificia in Sicilia, e quindi del potere religioso, oltre che di quello politico e militare.

Dopo la Restaurazione, con il ritorno dei Borbone sul trono di Napoli nel giugno 1815, Ferdinando fuse i due regni di Napoli e di Sicilia nel dicembre 1816 in un’unica entità statuale, il regno delle Due Sicilie, che sarebbe durato fino al febbraio 1861, quando, in seguito alla spedizione dei mille e all’intervento militare del Piemonte, le Due Sicilie furono annesse al nascente Regno d’Italia

REGNO DELLE DUE SICILIE (1848)

La seconda bandiera, adottata nel 1848 in occasione della prima guerra di indipendenza e abbandonata nel 1849, era la bandiera precedente ornata di un bordo rosso ed uno verde, assieme al bianco i colori italiani. Essa rappresenta la monarchia costituzionale voluta da Ferdinando II.

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REGNO DELLE DUE SICILIE (1860)

La terza e ultima bandiera, adottata nel 1860 per decisione di Francesco II e usata fino alla caduta del Regno, era il tricolore italiano caricato dell’emblema reale. Quest’ultima bandiera fu quella utilizzata dai borbonici all’assedio di Gaeta. Fulco Salvatore Ruffo di Calabria, IX principe di Scilla, uno dei membri della corte di Francesco II in esilio, in una lettera al generale spagnolo José Borjes, inviato nell’Italia meridionale per guadagnare alla causa legittimista il brigantaggio, gli raccomandò l’uso della bandiera tricolore:

«La questione della bandiera è anche assai delicata. Gaeta si è resa immortale colla bandiera tricolore, in mezzo a cui vi era lo scudo dei Borboni. È questa la bandiera adottata dal re ed a cui egli prestò giuramento.

Se la bandiera bianca ha maggiore influenza sulle masse, voi potrete adottarla, mettendovi i nastri tricolori. Voi sapete che magnifica missione avrà Francesco II di risollevare la vera Italia, e di essere per eccellenza il re italiano e liberale nel buon senso.

I colori italiani furono insozzati dalla rivoluzione. Francesco II li purificherà forse.»

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